Spiegare la morte ai bambini non è facile e in primo piano c’è sempre la necessità di proteggerli e fare il meglio per loro.
In questo articolo leggerai:
perché è importante usare le storie (anche per gli adulti)
la storia dietro la storia
il Vuoto
i dubbi e gli adulti
Perché è importante usare le storie (anche per gli adulti)
Ho inserito la storia di Gino il Camperino e di Pesciolino come apertura delle 6 puntate del podcast “La mia vita senza Te – come affrontare il lutto in modo Consapevole” perchè attraverso il racconto, il bambino si immedesima, immagina, vive le emozioni dei protagonisti.
Questo è di grande supporto nel trovare un senso a ciò che prova, a dare un nome alle emozioni, a comprendere che non è sbagliato sentire ciò che sente e che anche altri provano le stesse sensazioni.
Lo sviluppo di questo lato dell’intelligenza emotiva è fondamentale per preparare il bambino a tutti gli aspetti della vita, sia esistenziali che relazionali.
Inoltre, la storia agevola moltissimo gli adulti ad approcciarsi ad un tema molto vasto, ricco di dubbi e ricerca si spiegazioni che spesso mettono in difficoltà chi sente di dover avere una risposta a tutto, in primis per consolare e acquietare l’animo del piccolo, in secondo luogo perché si fa carico di questo onere considerando la differenza di età (che spesso è ininfluente se paragonata alla cristallina intuizione dei bambini).
Nell’ultima parte dell’articolo approfondisco questo senso del dovere essere onnisciente degli adulti: ci caschiamo tutti e possiamo avere una strategia per ridurre gli errori.
Prima però, essendo questo il primo articolo di questa mini serie dedicata ai bambini, vorrei raccontarvi un retroscena, a me molto caro, della produzione del podcast.
La storia dietro la storia
Se vuoi fare le cose fatte bene ti devi affidare a professionisti, in tutti i settori.
Quindi ho contattato Valentina Ferraro e Sandro Ghini di Mettiamoci la voce, e con loro è iniziata la creazione delle 6 puntate.
La cosa che mi metteva più pensieri nella testa era la storia di Gino e Pesciolino.
Volevo sentire ulteriori punti di vista, il parere di un altro professionista e la conferma che la storia fosse adatta ai più piccoli.
Avrei voluto che questa persona si occupasse di processi educativi, formativi e di apprendimento… un pedagogista insomma e che avesse una sensibilità tale da considerare il podcast uno strumento educativo.
Quando crei qualcosa da zero, dubbi e riflessioni sono i tuoi compagni di viaggio, ma se sei guidato da una Mission forte, le circostanze saranno a tuo favore!
Forse non tutti sanno che la mia formazione è filosofica, e cosa mi ha fatto incontrare la mia Mission? Non solo un pedagogista ma filosofo dell’educazione: non potevo chiedere di meglio!
É in questo modo che ho conosciuto il dott. Francesco Nardi.
Membro di Mettiamoci la voce, ha ricevuto il testo da Valentina e ha dato il suo parere puntata per puntata.
Le sue parole sono state come benzina per il mio motore!
Condivido dunque i suoi feedback in questi articoli per dare modo di inquadrare meglio la storia e di aggiungere tasselli all’enorme puzzle che è il tema della morte raccontata ai bambini.
Più elementi si hanno a disposizione per parlare della morte ai bambini più si è pronti ad accogliere ciò che questo tema suscita in loro (e in noi).
Il Vuoto
Partiamo dunque con il commento sulla prima puntata: il Vuoto.
“L’aspetto più potente, a mio avviso, è la rottura in un attimo dell’abitudinario, anche a fronte di un affetto consolidato nel tempo e ben vivo (consapevolezza del proprio sentire Vs dare per scontato un sentimento).
Ho trovato la narrazione molto cinematografica, se mi passi il termine (anche se in realtà il modello è ancestrale): descrizione del paesaggio, degli abitanti… tutto “è” felice.
Ma all’improvviso (addirittura compiendo una azione così tante volte ripetuta nel tempo, collaudata e impregnata nell’abitudine) tutto cambia (in musica si direbbe “passa in minore”…): Pesciolino non “è” più…
E qui – sempre a mio avviso, ovviamente – arriva un tratto particolarmente efficace nella narrazione.
Non è che Gino trova Pesciolino morto, no… Nessuna scena pulp.
Paradossalmente sarebbe stato meno cruento, uno sviluppo del genere.
Nel suo orrore, la cicatrizzazione psichica
avrebbe iniziato comunque il suo pur lentissimo processo. Penso alla “vita” delle mogli dei dispersi di guerra… Che strazio senza tempo per queste donne il funerale quotidiano senza salma!
Torniamo a noi, Pesciolino è scomparso (quante volte ricorriamo a questo termine che ha solo quella maledetta s- privativa iniziale. Per il resto la parola… compare tutta!).
Da qui in poi, me lo prefiguro già, le mie osservazioni saranno più veloci: quando una storia è ben avviata ha molte più probabilità di vivere bene (questione di imprinting).
Ma continuiamo a prendercene cura…”
I dubbi e gli adulti
Grazie alla prima puntata è possibile dunque far afferrare il concetto di vuoto (se non razionalmente, primariamente ad un livello emotivo) che anche i bambini provano per la perdita di qualcosa a loro caro. Non solo per la morte ma anche per la separazione da qualcosa o qualcuno, l’allontanamento anche momentaneo, il senso di perdita.
Una mancanza che però è presente, si fa sentire più che mai.
Qui dunque entra in gioco l’educazione alla contraddizione.
É necessario preparare i bambini a provare queste emozioni e parlare con loro, accogliere i loro dubbi, le sensazioni, le domande (anche ripetute) che sorgono e dare delle risposte, quando le abbiamo, e lasciare che il dubbio rimanga, quando le risposte non le abbiamo neanche noi.
Meglio un dubbio che una verità mal riposta su tentativi, fatti a fin di bene, di consolare e “mettere una pezza” su emozioni difficili da affrontare. Il rischio è di far perdere la fiducia che il bambino ripone in noi, perché può rimanere deluso nel sentire altre versioni, trovando più avanti delle risposte diverse, o peggio, può sentirsi responsabile in qualche modo della perdita e non essere in grado di trovare un senso.
L’adulto avrà la responsabilità di alimentare e potenziale la propria intelligenza emotiva per affrontare i dubbi dei bambini.
Quando crescerà il bambino sarà in grado di trovare da sé le risposte, se ha avuto come sostegno un adulto presente, accogliente e disponibile in una relazione onesta.
Spiegare la morte ai bambini dunque è un processo che li prepara alla vita e apre a tematiche che lo aiuteranno nelle relazioni, nella formulazione dei valori, nella qualità del tempo che scandirà il suo futuro.
Il tema del prossimo articolo di questa mini serie sarà il silenzio e l’ascolto.
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