I riti portano con sé un grande beneficio nella cura del ricordo.

Questo lo si coglie in chi si affida alle usanze del proprio credo, o spontaneamente, in alcune date specifiche, decide di celebrare il ricordo in una modalità intima, personale.

L’ultimo saluto è uno dei riti più comuni, quando si perde un proprio caro.

É un momento molto intenso, fatto di sentimenti profondi, di scelte importanti, un saluto che accompagna il trapasso.

Inoltre, ha lo scopo di  agevolare la vicinanza delle persone che desiderano condividere il dolore e dare supporto.

Qui il rito funebre ha uno scopo anche collettivo, sociale.

Poi, soprattutto nel primo anno, come il negativo di una foto, quelle che erano le ricorrenze che con gioia si passava insieme, diventano un faro puntato sulla mancanza: sono le “prime volte senza”.

Grazie ai riti, si può immaginare di dare un diverso significato.

Pur vivendo il dolore,  si può ampliare la visuale e  cogliere la gratitudine di aver vissuto del tempo con quella persona.

Questo è possibile creando degli altri riti.

Sono azioni personali, intime, che curano il ricordo e hanno un valore fondamentale per trovare un nuovo equilibrio.

Nascono, dall’affetto che si prova per il proprio caro.

Fanno rivivere i suoi gusti e preferenze, le azioni che era solito fare: sono l’esternazione dell’unione che permane, della relazione affettuosa.

É grazie al sentimento di amore costante, duraturo, che si può vincere la morte e oltrepassare la dimensione terrena.

Allora questi piccoli gesti, agiti in solitudine o con una compagnia ristretta, selezionata, riescono  a far percepire l’essenza, ciò che in noi rimane e rivive, ciò che è rimasto.

Ci permettono di onorare la vita che è stata condivisa e abbiamo avuto la fortuna di condividere.

Accendere una candela, comprare un dolce per il suo compleanno, recarsi nel luogo che amava,  il giorno dell’anniversario, scrivere una lettera, organizzare una cena e ricordare le sue battute, le sue abitudini, i suoi insegnamenti.

Tutti gesti che danno continuità, consolidano sempre di più il legame che non svanirà mai.

Così, l’attenzione non sarà più rivolta solo a ciò che non c’è più o alla morte vista come colei che priva e toglie.

Saranno, questi riti, l’occasione per poter ampliare lo sguardo, valorizzare ciò che ancora vive in noi e possiamo ricordare e trasmettere agli altri.

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“Non v’è rimedio per la nascita e la morte, salvo godersi l’intervallo.”

A. Schopenhauer

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